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Strappi di Giovanna Foresio

STRAPPI
Giovanna Foresio

Strappi del colore, dell’animo, della memoria, del passato. La superficie piana e liscia dell’acqua si rompe, ma non come quando vi si getta un sasso e forma circoli ricorrenti, ma quando arriva un’onda, un cavallone. Arriva schiumando portano una rabbia che viene da lontano, originata da un luogo sperduto dell’immenso oceano. Una rabbia che esplode in superficie sospinta da una misteriosa forza, nata nella più profonda oscurità del nostro animo. Altre volte lo strappo evoca in noi la potenza incantatrice del fuoco, della fiamma. Uno sprazzo di luce che, dalle tenebre, erutta verso l’alto. Rabbia, ma in realtà non conosciamo a livello consapevole questo sentimento, si nasconde dentro di noi da sempre, solo alcuni e solo alcune volte, raggiunge e spacca la superficie.

E poi c’è il colore… che si impasta con se stesso, che cangia, che ammicca spaurito, incastrato fra quelli che lo circondano. Ci parla. Piccoli spazi pieni di parole spesso non dette.
Ed ecco gli strati. Strati di carta/colore/sfoglia/ricordo/forma. Si arrotola su se stessa, si ripiega, mostra altri volti che gelosamente teneva nascosti dentro di sè. Cosa cerca Hemmes? L’astrazione della non forma? Appartiene al MAC, all’impegno cioè di seguire il passaggio risolutivo dal rappresentare in formare così come annunciato nelle dichiarazioni del gruppo “Perchè l’arte concreta? O ricerca invece, trascendendo dalle esigenze razionalistiche, la forma nell’astrazione costruendo il centro della sua ricerca proprio su ciò che l’astrattismo in genere ed il MAC nello specifico rifiutavano e cioè: la sensualità, il sentimentalismo, il lirismo, il simbolismo? Usando gli stessi metodi: “piani e colori”. Un elemento pittorico deve avere significato per se stesso e ne consegue che l’opera deve essere semplice e controllabile visualmente”.

Come recita Dorfles: “la proiezione di archetipi formativi, restati a lungo inutilizzati, oggi riappaiono, diventano generatori di nuovi spunti classici” . Ed Hemmes, seguendo la significante tesi di McLuhan, sviluppa “un atteggiamento positivo, catartico nei confronti delle nuove forme espressive che, usate correttamente, divengono strumento di conoscenza e creatività”.
Resta, in ogni modo, l’emozione del primo sguardo accarezzato dalle sensazioni diverse e continue che le sue opere ci donano.

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