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Hemmes. Un amico – Cesare Orler

Hemmes. Un amico

Conosco Hemmes da circa 3 anni e ogni volta che mi reco nel suo studio riesce a stupirmi. Il suo non è un atelier come tanti altri, è più simile a un bunker. Isolato, silenzioso e con tutto il necessario per sopravvivere. Riflette il animo e il suo rapporto con la pittura.

Chi vive l’arte – e il collezionismo – come si deve, sa che è un bisogno inestinguibile che non si placa con l’acquisto di un’opera ogni tanto. C’è bisogno di coltivarlo, c’è bisogno di conoscere gli artisti e c’è bisogno di una frequenza assidua. Ad oggi Hemmes è l’artista più rappresentato nella mia collezione.

Non c’è stato incontro che non sia terminato con l’acquisizione di almeno un’opera. Questo restituisce non solo la misura della stima che nutro nei suoi confronti, ma soprattutto la sua capacità di raccontarsi e di reinventarsi giorno per giorno.  Solitamente gli artisti raggiungono il loro status grazie a intuizioni uniche e irripetibili, motivo per cui, una volta collezionata un’opera, spesso non hanno altro da aggiungere e non seguono altre acquisizioni.

Con Hemmes, so che per quante volte io possa tornare nel suo studio, troverò sempre almeno un’opera che mi costringerà a rimettermi in discussione ed è questo quello che cerco dalla pittura: un luogo, come il suo bunker, dove smarrirmi per stare con me stesso, per riflettere, per emozionarmi.

Sono convinto che pittori così sinceri e allo stesso tempo così esigenti nei confronti del proprio lavoro siano sempre più rari; ma quando vedo le sue opere torno a credere che ci sia speranza, che la pittura non-figurativa possa ancora essere specchio del mondo che ci circonda, che possa ancora essere luogo di incontri magnifici. Auguro a tutti di riuscire a vedere nel suo lavoro quello che vedo io dalla prima volta che mi sono imbattuto nella sua pittura.

Cesare Orler 

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